Il rilievo 3D della Grotta Regina e i 50 anni delle Talpe del Carso

Quest’anno cadono i 50 anni dalla scoperta della Grotta Regina (gennaio 1972) e dell’attività del Gruppo Speleologico Talpe del Carso.

Per festeggiare la ricorrenza, ci ritroveremo il giorno sabato 30 luglio presso la sala del circolo Danica di San Michele del Carso (vicino alla nostra baita, trovate qui la posizione esatta: https://goo.gl/maps/JBuRbvNxeGEjZANq6 ).

Alle 20:30 presenteremo il nuovo rilievo 3D della Grotta Regina, e il dispositivo da noi sviluppato per realizzare automaticamente rilievi digitali. La conferenza durerà circa un’ora, e poi offriremo un rinfresco per brindare assieme.

Fin dalla mattina sarà possibile vedere la mostra fotografica, allestita nella stessa sala del circolo Danica, che racchiuderà immagini storiche di questo mezzo secolo di speleologia e anche la stampa 3D della scansione della Grotta Regina.

Il giorno dopo, domenica 31 luglio, sarà come al solito possibile venire a trovarci in baita, soprattutto per gli speleologi che vogliono fare un giro nella Grotta Regina.

Il programma dei festeggiamenti per i nostri 50 anni, foto sullo sfondo della prima sala della Grotta Regina realizzata da Alex Debenjak

Concludiamo questo post con una nota sul rilievo digitale della Grotta Regina, da poco pubblicato sul catasto speleologico regionale (https://catastogrotte.regione.fvg.it/schedacompleta/2328-Grotta_Regina_del_Carso).

All’inizio del 2020 abbiamo iniziato a sviluppare un nuovo sistema di rilievo 3D che permette di eseguire una scansione tridimensionale di una grotta (o di un qualsiasi ambiente chiuso, edifici inclusi) in modo automatico e, soprattutto, economico. La pandemia ci ha costretti a ridurre le attività, e ad avere poco tempo da dedicare a questa progettazione. Tuttavia, ormai siamo pronti per presentarlo. È infatti grazie a questo nuovo dispositivo, che chiamiamo Charlotte, che abbiamo potuto realizzare il rilievo digitale della Grotta Regina in un paio di uscite.

La stampa 3D in scala 1:400 del modello della Grotta Regina, ottenuto dalla scansione tramite Charlotte

SOS Proteus 2022

di Giacomo Canciani

Nel weekend del 21 e 22 maggio ho partecipato al 4° convegno internazionale SOS Proteus, che si è svolto nel Museo di Storia Naturale di Trieste, organizzato da Società Adriatica di Speleologia, Speleovivarium, Museo di Storia Naturale di Trieste e Tular Cave Laboratory. Grandi complimenti a Edi Mauri e a tutta la SAS per il super lavoro!

Il convegno si è svolto in occasione del 260° anniversario della descrizione della specie Proteus anguinus da parte di Scopoli nel maggio 1762 e ha avuto come tema principale la conservazione del proteo e del suo habitat alla luce delle nuove sfide dovute ai cambiamenti climatici. Erano presenti studiosi provenienti da almeno 5 stati (Italia, Slovenia, Croazia, Ungheria e Germania), tra cui i massimi esperti mondiali sulla specie, che hanno presentato le loro ultimissime ricerche. Data la presenza di studiosi di diversi Paesi, tutti gli interventi sono stati presentati in lingua inglese. È stata l’occasione per fare il punto sullo “stato dell’arte” della ricerca scientifica su questo straordinario anfibio stigobio (cioè abitante le acque sotterranee), che vive nella penisola balcanica dal nostro Carso fino alla Bosnia.

Non sono mancati i momenti conviviali durante gli immancabili coffee break e le pause per il pranzo, tutto offerto dagli organizzatori a cui va un super ringraziamento. Il convegno si è concluso con la visita alla Grotta Gigante, che ho potuto nuovamente ammirare dopo quasi 10 anni in cui non ci andavo.

Tornando agli interventi, uno dei più interessanti per me è stato quello dei ricercatori del SubBio Lab di Lubiana sulla variabilità genetica del proteo. Oggi sappiamo che esiste una sola specie di proteo (Proteus anguinus), divisa in due sottospecie: il proteo “bianco” (Proteus anguinus anguinus) e il proteo nero (Proteus anguinus parkelj), descritto da Sket e Arntzen nel 1994, che vive in una piccolissima area della Carniola Bianca (sud-est della Slovenia). Le ultime ricerche molecolari mostrano però grandi differenze nel DNA tra le popolazioni di proteo che vivono in aree diverse. Sulla base di queste differenze genetiche, è possibile che in futuro la specie Proteus anguinus venga suddivisa in almeno 7 gruppi tassonomici (specie o sottospecie) diversi! Si tratterebbe di una vera e propria rivoluzione nello studio di questo animale, che comporterebbe modifiche di status non solo dal punto di vista biologico, ma anche giuridico (si tratterebbe di tutelare non solo una singola specie protetta, bensì 7!).

Se ciò dovesse accadere, per ogni nuova (sotto)specie dovrà essere scelta una località di riferimento, quello che in biologia è chiamato locus typicus. A questo punto una domanda mi sorge spontanea: quale dovrebbe essere il locus typicus del proteo “italiano”? La risposta più ovvia può sembrare l’Abisso di Trebiciano o qualche altra grotta sul Timavo. A mio avviso, però, sarebbe più corretto indicare il Pozzo dei Frari di Gradisca, dove Berini nel suo “Indagine sullo stato del Timavo e delle sue adjacenze al principio dell’era cristiana” segnalava la presenza del proteo già nel 1826!